domenica 1 aprile 2012

Siamo polvere sulla loro scrivania



Sono stanca.
Stanca di tutti.
Non ho più neppure il nerbo di arrabbiarmi.
“È così”, mi dice la Rassegnazione
ed io chiudo gli occhi e dormo.
Dormo.
E sogno.
E sono stanca.
Stanca anche dei sogni.
Abituati alle ipocrisie.
Assuefatti degli opportunismi.
Non si vive di verità
qui vince chi recita meglio,
chi asseconda di più il capo di turno;
ed io chiudo gli occhi e dormo.
Dormo.
E piango.
E sono stanca.
Stanca delle lacrime.
Non ci voglio stare ai vostri giochi,
voglio sapere che mai vi cederò.
Perché è con l’omologazione che si fallisce,
non il contrario.
È con l’omologazione che fallisci,
non il contrario.
Sono stanca.
Stanca di scrivere.
Per chi cerco di dir la mia e la loro,
se neppure loro son interessati a sé?
“È così”, pensiamo ormai in coro
e chiudi gli occhi e dormi.
Dormi.
E basta.
Tanto le proteste a che servono?
E sorprendersi è da ingenui.
Non si stava meglio prima di adesso,
solo che adesso non esiste.
Non esisto in questo adesso
che non vive di me;
e chiudo gli occhi e dormo.
Dormo.
E sono sola.
E sono stanca di star sola
ma non so più avvicinarti.
Sono in un sistema di rapporti
che non si rifà al prima
ma neppure al dopo
e non è adesso
e non ci sono
con nessuno;
e chiudo gli occhi e dormo.
Dormo.
E penso.
Sono stanca.
Stanca di pensare.
Se smettessi di pensare sarebbe più facile,
lo dicono ormai tutti.
Sarei come tanti.
Sarei forse da qualche parte
e non da sola e senza un euro.
Sarei felice e con poche idee,
vivrei,
vivrei,
vivrei
in questo adesso che appartiene a tre capi
e alla loro innumerevole schiera di omologati
che pensano di star vivendo
e di non esser così morosi;
ma omologazione è fallimento.
Omologazione all’idea dei tre capi
che hanno di te,
per permetterti di vivere…
Chi sono costoro?
Chi li ha messi lì?
Quanto conta stare lì?
Siamo la polvere della loro scrivania;
e chiudo gli occhi e dormo.
Dormo.
E vivo. 

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